PREFAZIONE
E’ furbo Burtone. Furbo perché mi chiede di dare un parere ai suoi racconti, ma precisa che molti sono stati scritti in una lontana adolescenza ed altri… già, dico io, ma quali? E qui Burtone ci gioca e non si svela. Devo indovinare quali i racconti “bambini” e quali gli adulti. Proprio una gran furbata, così è evidente a tutti che si salva da eventuali critiche. Ed io ho voluto giocarci con le sue storie e me le sono immaginate mature o…
No, non ho saputo distinguere, quindi o il nostro scrive ancora come quando aveva 14 anni, oppure a 14 anni scriveva da adulto.
Sono racconti rapidi, vivaci, sbrigativi, sono inattesi, leggeri, raffinati e bugiardi, sono burleschi, beffardi, allegri ma anche tragici, dolorosi. Inutile sprecare aggettivi, la scrittura di Burtone è come la sua musica: non sai mai dove vada a parare.
Ma non mi lascio intimidire e mi rifiuto di farne una prefazione. No, caro Rocco, questa è semplicemente una lettera di stima ed amicizia. Confesso che mi sono piaciuti (attento però, ho trovato troppe ripetizioni. Ma già, la diversa età dei racconti ti assolve), confesso che alcuni mi hanno commosso (Vai col liscio, Natale), altri mi hanno divertito (Concerto in stalla, 120, Cantautore), altri ancora mi hanno coinvolto (Giustizia, Frecce Tricolori). Ma quello che più mi piace sottolineare è la costante ironia che attraversa il libro, ironia che sovente si trasforma in sarcasmo, che sfocia in amarezza da presentire tra le righe. Amarezza sì dolorosa, ma mai arrendevole, mai remissiva, mai condiscendente. Non di afflizione trattasi, ma di ponderazione dei malanni terrestri e Burtone ne fa sovente teatro per umani libertari e razionali.
E ancora potrei dire dei racconti che mi hanno divertito, passando dal dramma-paradosso del suicida alle avventure musicali o a quelle...
Devo concludere. Che altro dire? Continua a “suonare” così.
Rocco Burtone si presenta
Negli anni 70 faceva il cantautore “contro”, ma sta ancora chiedendosi contro chi abbia combattuto.
Era talmente contro che rifiutò qualsiasi contratto discografico.
Lo ascoltò ad un concerto Ivan Della Mea, allora direttore dei “Dischi del Sole”, che gli spedì una lettera con la richiesta di una registrazione (oggi si chiama demo) e Rocco gli inviò una cassetta registrata dal vivo praticamente inascoltabile.
Della Mea gli scrive nuovamente chiedendogli un prodotto migliore, e cosa risponde il nostro eroe?
“Caro Ivan, il valore dei miei concerti è manifestato dal rapporto a volte conflittuale col pubblico, quindi non ho interesse ad incidere canzoni senza una logica di lotta”.
Della Mea non scrisse più e Rocco sta ancora piangendo.
I suoi più che concerti erano eventi: succedeva di tutto. Breve cronaca: Rocco finisce una canzone, irrompe sul palco Ugo Vat gridando frasi senza senso.
Ugo canta (stonando) “Storia di un impiegato a barriera vecia a trieste” e finisce il brano cercando di sodomizzare una sedia. Intervengono Franco Ursino e Kalì che a forza lo trascinano in platea.
Ecco Maurizio Mentina che recita la scena muta western e Roby Colella che dalla custodia di un violino estrae una sega e la suona….ecc….
In un memorabile concerto al Palasport di Udine, canta quello che era diventato l'inno del “movimento”, dedicandolo alle tre mila persone che ha di fronte.
Il titolo del brano è “Andate a cagare”. La stampa non gli dedica una riga e di ciò se ne fa vanto.
Fino alla fine dei 70 ha suonato dappertutto, dalla Sardegna alla Sicilia, nelle fabbriche, nei teatri, alle Feste dell'Unità,per i circoli anarchici, per gli emigranti in Olanda e in Germania.
Nel 79/80 va negli Stati Uniti per ragioni economiche e lo troviamo dapprima su una nave da crociera a sollazzare musicalmente i turisti americani nel tragitto New York-Bermude, poi stanco di quella vita, si trasferisce a Los Angeles dove canta le sue canzoni nei locali e con sorpresa si accorge di essere apprezzato più che in patria (forse perché il pubblico non capisce i testi).
Tutto ciò fino all'ottanta. Quando Rocco rientra dagli USA è un'altra persona o meglio, è sempre lo stesso “rivoluzionario”, ma più… come dire?
Più furbetto.
Infatti comincia ad incidere qualche disco, scrive canzoni più morbide, insomma, si fa anche il sito e con il sito spera di suonare di più.
Oggi canta col suo gruppo “Na'Babas”, composto da musicisti di grande levatura, ma può proporsi anche in duo con uno dei più grandi tastieristi italiani: Arno Barzan.
Il repertorio, oltre alle sue canzoni, propone brani riarrangiati di Fred Buscaglione, Jacques Brell, Gilbert Becaud, Herbie Hancock, Beatles, Animals ecc…ecc…), con un curioso e divertente intermezzo che coinvolge il pubblico.
Presenta inoltre uno spettacolo di teatro-canzone intitolato “Storie di Cantautori”, in cui narra e interpreta la canzone d'autore soprattutto italiana e francese (Tenco, De Andrè, Brassens, Dylan a cimentarsi nella composizione di un brano musicale.
Caro lettore, sei invitato a darti da fare per organizzare i concerti di Rocco Burtone, un grande cantautore (ma è poi un cantautore?) che sta invecchiando.
Se poi non sei d'accordo sul “grande” cantautore, invitalo lo stesso che tanto…
Questa breve biografia senza modestia è scritta da Rocco medesimo.
(Kappa Vu Edizioni)
Racconta e canta: Rocco Burtone
Suona: Arno Barzan
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